BUSINESS PLAN E CODICE DELLA CRISI: EFFETTI DEI RICAVI SULLA SOSTENIBILITÀ

Cosa significa parlare di Crisi d’Impresa nel 2024?

Si fa strada una nuova concezione della crisi d’impresa, che non è più considerata la fase iniziale di un
declino che deve tendere necessariamente alle procedure di liquidazione, ma piuttosto l’evidenza di
una situazione di difficoltà che può essere tempestivamente rilevata e risanata a salvaguardia della
continuità.
Oltre a prevedere infatti tutti gli strumenti per la risoluzione della crisi – composizione negoziata, accordi di ristrutturazione e piani di risanamento ad esempio -, il Nuovo Codice pone l’attenzione sul monitoraggio di una serie di fattori determinanti per gli equilibri aziendali in modo da intervenire sugli elementi di squilibrio ancora prima che si manifestino situazioni di difficoltà.

L’impresa è per sua natura proiettata verso la crescita, ricercando un aumento del giro d’affari che, spesso, è associato all’idea di maggiore stabilità finanziaria e generazione di cassa.
Questa relazione è sempre vera?
L’aumento dei ricavi genera tendenzialmente valore nel medio-lungo periodo, ma è soprattutto nel breve
termine che potrebbe provocare temporanei (ma spesso prevedibili!) fenomeni di assorbimento di liquidità.  Questi richiedono una attenta indagine in fase di pianificazione – e dunque una efficace strutturazione delle fonti di finanziamento – in modo che non sfocino in situazioni di vera e propria tensione finanziaria. Gli investimenti necessari per supportare la crescita aziendale generano una contropartita finanziaria di facile lettura, più immediata da stimare nell’elaborazione di un Business Plan. 

Ci riferiamo agli investimenti in capacità produttiva, all’eventuale potenziamento dell’organico di personale, alla spinta su comunicazione e marketing, etc.
Invece, l’impatto determinato dalla crescita dei ricavi a livello di Capitale Circolante Netto (CCN) e,
dunque, gli effetti della variazione di quest’ultimo sulla dinamica di cassa richiedono maggiore attenzione. 
Il CCN è dato dalla differenza delle poste operative positive di breve termine (principalmente “magazzino” e “crediti commerciali”) e le poste operative negative di breve termine (principalmente “debiti verso
fornitori”).
Solitamente, per effetto di un ciclo monetario positivo (per semplicità dato da “gg/clienti + gg/magazzino – gg/fornitori”), all’incremento dei ricavi è collegato un aumento del CCN e, dunque, un assorbimento di cassa. 
In altri termini, al pari di ogni aumento del capitale investito (maggiori impieghi), ne consegue un
fabbisogno finanziario da coprire attraverso un aumento delle fonti.

Il Business Plan è lo strumento essenziale per una diagnosi precoce della Crisi d’Impresa, rappresenta
uno dispositivo fondamentale per guidare l’operatività aziendale e verificare l’adeguatezza dei flussi di
cassa prospettici.
Proprio nelle migliori condizioni di crescita aziendale, il Business Plan è lo strumento con cui si sintetizza
e si dà equilibrio all’azione delle varie funzioni aziendali coinvolte, tra cui marketing, commerciale,
acquisti, produzione, magazzino.
Non solo una verifica dei risultati e della sostenibilità complessiva ma, soprattutto, una guida che consente ex ante di capire:

  • quali sono le dinamiche da monitorare ed i livelli di criticità, ad esempio, qual è il massimo livello di giorni di dilazione che l’azienda può concedere?
  • quali i driver su cui agire e le azioni da introdurre? Sia dal punto di vista gestionale (ottimizzazione del magazzino, selezione della clientela, gestione dei pagamenti, controllo della marginalità) sia finanziario (verifica dell’adeguatezza delle linee a revoca, corretto utilizzo delle linee autoliquidante). È infatti importante che lo strumento utilizzato per la pianificazione consenta una lettura forward looking multifattoriale in modo da poter verificare l’impatto simultaneo dell’evoluzione di più variabili sulla sostenibilità finanziaria complessiva dell’azienda.

Il Nuovo Codice della Crisi d’Impresa rappresenta un vero punto di svolta rispetto al passato, in quanto caratterizzato da un approccio orientato per la prima volta alla continuità aziendale.

Dati e prospettive 2023
La crisi è una minaccia, che però le aziende possono prevedere e prevenire.
La conferma arriva da recenti dati che evidenziano che il 2023 non mostra ancora significativi miglioramenti per le aziende in crisi. Secondo l’Osservatorio Cherry Sea, le nuove procedure di liquidazione giudiziale e fallimento aperte nel 2023 sono anzi aumentate del 26% rispetto all’anno precedente: è evidente che la reale sfida per le imprese è intercettare qualsiasi squilibrio nella fase embrionale, prima che diventi irreversibile.
Il Nuovo Codice della Crisi d’Impresa ha introdotto, proprio per questo motivo, l’obbligo degli adeguati
assetti organizzativi
 statuito dall’art. 2086 c.c. e la Composizione Negoziata della crisi.

Sono soprattutto le PMI che si possono trovare ad affrontare le sfide finanziarie più impreviste, vedendo
messa a rischio la propria sopravvivenza. La gestione efficace della crisi d’impresa è quindi essenziale per
anticipare le tensioni finanziarie e rafforzare la solidità aziendale. È perciò indispensabile un approccio
proattivo che identifichi precocemente i segnali di allarme
, come una diminuzione delle entrate, un
aumento dei debiti o una diminuzione della liquidità, per adottare misure correttive tempestive.
Imparare a gestire la crisi garantisce inoltre all’azienda non solo la capacità di prevenire e reagire ad
eventuali difficoltà, ma la predispone ad una maggiore solidità e resilienza, incrementando l’efficienza e
la competitività anche sul lungo termine. Il Business Plan costituisce ormai lo strumento fondamentale per
lo sviluppo delle strategie d’impresa, fornendo sia una roadmap per il successo aziendale, sia uno strumento di valutazione delle prestazioni e di monitoraggio dei progressi: solo un approccio forward looking permette di individuare le corrette opportunità a vantaggio della competitività aziendale.

Una figura chiave per il monitoraggio e la gestione della crisi d’impresa è quella del Commercialista, che ha un ruolo determinante appunto nel monitorare e analizzare i dati finanziari per individuare potenziali
rischi e sviluppare strategie di mitigazione.
È inoltre il primo professionista in grado di fornire consulenza strategica e supporto pratico alle PMI
durante le fasi critiche
, grazie ad una conoscenza diretta e approfondita dell’azienda oltre all’expertise
finanziaria e alla conoscenza delle normative fiscali e contabili.
Il Commercialista collabora strettamente con i dirigenti aziendali e può apportare un significativo supporto nello sviluppo di piani di risanamento finanziario, oltre che negoziare con creditori e fornitori e garantire la conformità normativa di tutte le operazioni.
Anche dal punto di vista previsionale e prospettico i commercialisti possono aiutare in modo tangibile le
PMI a sviluppare Business Plan accurati ed attendibili, che tengano conto dei cambiamenti del mercato e
delle esigenze aziendali in evoluzione.

Alla luce di tutte le precedenti considerazioni è chiaro che la gestione della crisi d’impresa costituisce nel
2024 un elemento essenziale della sana gestione aziendale per le PMI. Saper anticipare le tensioni
finanziarie e adottare misure correttive
 tempestive può realmente fare la differenza tra il successo e il
fallimento di qualsiasi iniziativa imprenditoriale. I commercialisti giocano un ruolo cruciale in questo
processo, offrendo competenze specializzate e supporto pratico per aiutare le PMI a superare le sfide,
emergendone più solide e competitive.